Non può esistere mancanza di interazione tra l’ambiente in cui viviamo, l’agricoltura e lo sviluppo di una offerta turistica sostenibile ed innovativa. Per questo motivo una particolare attenzione andrà prestata all’adozione di politiche di sostegno ed innovazione dell’agricoltura e della protezione dell’ambiente, ancora una volta tutt’altro che al sicuro da inquinamento e azione umana indiscriminata e senza regole.
AGRICOLTURA
L’agricoltura in Valle d’Aosta, su un territorio di 3261 Kmq, posto ad una quota media di 2100 m s.l.m., non potrà mai competere, in termini di produzione, con le grandi estensioni poste in pianura o anche collinari, laddove metodi intensivi sono maggiormente garanti di profitto e crescita. Tuttavia, anche in Valle d’Aosta, per il tramite di controlli di merito, di organizzazione di filiera, di analisi del rapporto tra costo di produzione e redditività di alcuni contesti produttivi lattiero caseari e di una revisione politica dei prezzi, il settore agricolo e zootecnico può e deve essere redditizio e
funzionale a soddisfare le aspettative di chi vi lavora, privilegiando la qualità alla quantità, rispettando l’ambiente e valorizzando il territorio attraverso uno stretto e interconnesso rapporto con le attività e le strutture turistiche esistenti.
In relazione al prezzo di vendita del latte e dei vari prodotti derivati occorre perseguire un’azione di concerto con le associazioni del settore, affinché vengano compiutamente analizzati e risolti i problemi e i meccanismi che paiono ostacolare una corretta valorizzazione dei prodotti di alta qualità, base e fondamento dell’economia rurale valdostana. Sarà da valutare attentamente l’opportunità di perseguire il riconoscimento ufficiale della Fontina d’alpeggio creando, sul modello di quanto realizzato nella vicina Savoia per il Beaufort, un marchio “Fontina d’alpeggio” per riconoscere pregio, prestigio e valore ad un prodotto di grande qualità.
Turismo ed agricoltura in Valle d’Aosta sono appunto due settori che si devono muovere in simbiosi; dunque si provvederà ad istituire specifiche misure di incentivazione a favore di quelle strutture alberghiere e ricettive che attueranno scelte di utilizzo di prodotti provenienti da aziende valdostane, che saranno conseguentemente contraddistinte da un marchio apposito e riconoscibile. In quest’ottica la Regione si occuperà di trovare sinergie creando piccoli brand di località che raccoglieranno i prodotti caratteristici di ogni zona e si occuperà della promozione degli stessi su larga scala, creando così potenziali nuovi piccoli produttori ed un mercato con prezzi adeguati ai nostri prodotti di nicchia. Al contempo crediamo necessario valorizzare ulteriormente l’allevamento degli ovicaprini che negli ultimi anni ha visto crescere il numero dei propri addetti e delle aziende di settore, valorizzando prima di tutto quelle realtà che mantengono vive le razze valdostane (e.g. pecora Rosset).
Per concretizzare tale pianificazione la Regione, proprietaria di stabili a vocazione agricola o di locali di trasformazione potrà stipulare contratti vantaggiosi al fine di incentivare l’utilizzo di tali stabili e creare nuova occupazione per i giovani valdostani. Tuttavia, considerata la condizione morfologica che rende difficoltosa la gestione del territorio montuoso della regione, è necessario sottolineare che non si possa prescindere da una sistemica programmazione e da incentivi pubblici, proprio in virtù della funzione plurima e complessa dell’agricoltura di montagna che, se sviluppata con accortezza, fornisce utilità all’intera società e a ogni settore socio-economico.
Per il mantenimento e la salvaguardia degli elementi propri della tradizione contadina, si giudica essenziale il riscatto della dimensione montagna, non solamente percepita come ambiente di sport invernali o trekking estivi ma, anche e soprattutto attraverso il recupero e la gestione dei terreni coperti dai boschi e la valorizzazione dei pascoli, per offrire nuove opportunità alle piccole aziende, al fine di integrare attività congiunte quali turismo, cura e tutela del territorio e piccole attività artigianali. Accanto quindi ad una opportuna formazione organizzativa, laddove necessaria, proprio per gestire al meglio una piccola attività, sarà fondamentale riordinare le varie leggi in materia di agricoltura e di sviluppo rurale inserendovi la possibilità di istituire associazioni fondiarie per il recupero di terreni incolti e consorzi forestali per la gestione dei boschi.
In considerazione dell’evidente repentino cambiamento climatico in atto, occorrerà prendere in considerazione nuove possibili riconversioni agricole, privilegiando colture idroponiche e/o ortofrutticole che possano ritenersi particolarmente idonee al peculiare microclima valdostano.
Con riferimento all’allevamento sarà curato in modo opportuno l’aspetto del benessere animale, costituente l’ambito di azione dell’EFSA, l’Autorità europea per la sicurezza alimentare. Tali iniziative, volte soprattutto a garantire l’attività della pastorizia negli alpeggi in quota, è direttamente connessa alla finalità per cui è stata creata tale struttura.
Con riferimento alla storia dell’agricoltura valdostana si osserva che a causa di scelte politiche discutibili, sono scomparse le piccole aziende lasciando spazio a grandi attività, che, in considerazione delle estensioni territoriali e spesso anche della contestuale gestione degli alpeggi e della modesta resa odierna, ha determinato, da parte dei conduttori delle aziende, l’abbandono o la scarsa attenzione nella cura delle operazioni di sfalcio per quei terreni più disagevoli, per occuparsi di appezzamenti più grandi e con pendenze accessibili ai mezzi meccanici. Al fine di recuperare il territorio in modo oculato e per contrastare il dissesto idrogeologico la Regione intende incentivare direttamente (anche attraverso l’utilizzo di fondi europei dedicati) le piccole-medie aziende che attraverso un piano pluriennale intendono recuperare terreni sfavorevoli ed incolti o comunque continuando a lavorare i propri terreni ponendo attenzione ai lavori di rifinitura. Questo intervento permetterà di migliorare la cura e il decoro del paesaggio migliorando sensibilmente l’offerta turistica e al contempo prevenendo dissesti del territorio.
In aggiunta, visto il numero rilevante delle aziende che presentano problematiche nella riscossione dei contributi connessi ai PSR degli anni passati, verrà istituito lo sportello Ami campagnard con risorse dedicate, funzionale a supportare i conduttori di aziende agricole nella risoluzione delle problematiche di ordine “burocratico” così da snellire e regolarizzare il percorso di erogazione dei fondi Agea ovvero gli ulteriori adempimenti di natura amministrativa che oggi affliggono le nostre imprese agricole.
Nell’ambito di stesura del futuro Piano di Sviluppo Rurale occorrerà analizzare e risolvere le problematiche emerse negli ultimi anni dovute principalmente agli imbarazzanti ritardi nei pagamenti, alla difficoltà nel trovare uno strumento capace di valutare e premiare gli interventi più innovativi ed efficienti, e alla staticità con cui le agevolazioni vanno sempre a premiare le stesse aziende, senza favorire realmente un profondo rinnovo culturale, passaggio necessario a dare un’impronta imprenditoriale alle nostre aziende. Tali problematiche trovano le proprie fondamenta in una serie di limiti dati dall’ impostazione dello stesso PSR quali il livello di complessità per il calcolo delle misure a superficie che rappresentano per il titolare d’azienda un investimento in tempo e risorse sproporzionato rispetto al reale ritorno sul territorio.
AMBIENTE
L’ambiente nel quale viviamo è il più importante capitale della nostra Regione, ma al contempo dobbiamo considerare che in quanto terra di montagna la Valle d’Aosta possiede una superficie limitata nella quale conciliare l’utilizzo antropico del territorio con quello di preservazione naturale.
Per questo motivo, politiche ambientali di salvaguardia del territorio efficaci, investimenti corretti e un adeguato livello di consapevolezza civica consentono di aumentare il valore del nostro territorio e portare gli interessi anche verso altri settori, turismo in primis. Politiche ambientali errate portano e hanno portato negli anni effetti negativi che si ripercuotono a cascata sull’interno sistema vitale valdostano. A tal proposito ci adopereremo per ottenere una sempre maggior competenza in materia di ambiente e di gestione del territorio al fine di tutelare e difendere il nostro primo patrimonio.
Crediamo essere non più procrastinabile una seria riforma dei piani regionali di gestione dei rifiuti e dei siti di conferimento, revisionando pertanto le modalità di valutazione, concessione e monitoraggio nel tempo delle attività di gestione delle discariche private anche sull’esperienza di quanto avvenuto nell’ultimo biennio con l’obiettivo di preservare l’ambiente circostante e la salute pubblica da finalità altre, nonché dall’aggressione di gestori che favoriscono l’importazione di rifiuti (inerti e non) dall’esterno della nostra Regione.
QUESTIONE LUPO
Al fine di tutelare il settore dell’allevamento e dell’agricoltura di montagna e in generale salvaguardare le attività tradizionali delle popolazioni poste nei territori sempre più a rischio spopolamento e degrado, cause principali dell’aumento di animali selvatici, sarà necessario porre in essere attente politiche volte a favorire il ripristino di antiche culture e il recupero di terreni abbandonati oltre ad una diversa e prioritaria regolamentazione della tutela e protezione della fauna selvatica, con particolare attenzione alla proliferazione dei grandi predatori, quali il lupo e, in prospettiva futura, l’orso.
Dalla direttiva europea del 21 maggio 1992, relativa alla conservazione degli habitat naturali e seminaturali e della flora e della fauna selvatiche a cui è ricondotta la politica nazionale e internazionale sull’argomento in questione, sono trascorsi quasi trent’anni e la diffusione dei grandi predatori è aumentata notevolmente rispetto a quando è stata emanato quell’importante documento, ormai superato dagli eventi. Da allora tante e troppe risorse sono state utilizzate per vari studi e seminari che poco hanno prodotto se non rilevanti profitti ai promotori dei vari progetti Wolfalps o di coloro che si reputano gli unici difensori della biodiversità, concetto e principio che trasversalmente deve destare l’interesse di ogni movimento politico.
Per queste ragioni sarà nostra cura assicurare a livello regionale, attraverso apposita normativa, la prioritaria attenzione all’attività produttiva delle aziende agricole e la gestione, la salvaguardia e il monitoraggio dello stato di conservazione dei grandi carnivori, e dei relativi habitat di interesse comunitario, attraverso puntuali censimenti, anche in accordo con le altre regioni dell’arco alpino e i vicini Vallese e Savoia, con i quali confrontarsi per comprendere se, come e quanto la loro diversa legge in materia abbia portato risultati apprezzabili.
Al fine di poter avviare una chiara ed efficace azione legislativa sulla materia, dovrà essere predisposta una relazione tecnico scientifica atta a definire i livelli minimi di presenza dei grandi carnivori, necessari alla salvaguardia delle specie, come attualmente stabilito dalle direttive europee, oltre ad un’accurata analisi per definire il piano d’intervento per il contenimento del numero di esemplari presenti sul territorio, attuando il prelievo forzoso con messa in cattività ovvero individuando quali siano i casi in cui si possa provvedere all’abbattimento di singoli esemplari ritenuti pericolosi per l’incolumità pubblica.