In Consiglio regionale è stato dedicato un momento alla commemorazione del Papa emerito Benedetto XVI. Qui di seguito il discorso del Consigliere Luca Distort.
Si è spento in punta di piedi, lontano dai riflettori dai quali aveva preso le distanze da un decennio, con la discrezione e l’eleganza che l’hanno accompagnato per tutti i suoi 95 anni.
Appena dopo la sua morte, si sono attivati tutti i media e, ovviamente, da quel momento, tutti hanno espresso di volergli bene, anche chi fino al giorno prima non lo poteva vedere.
Ratzinger in questi giorni è stato celebrato dai grandi media con fiumi parole ossequiose: peccato che fino al febbraio 2013 il coro di questi stessi media fosse di segno opposto.
Le sue posizioni, i suoi discorsi e i suoi scritti sono costati dure accuse a Benedetto XVI, già da prima che salisse al soglio pontificio, per il semplice fatto di aver sempre scelto la verità, di aver difeso e custodito il mandato evangelico. Per non essersi mai piegato alla mentalità del pensiero dominante, per aver seguito, alla lettera, quelle parole evangeliche: “voi siete nel mondo ma non del mondo”.
E malgrado tutto, quell’umile servo nella vigna del Signore, ha saputo rivelarsi un lottatore instancabile e senza timore: con il suo insegnamento, ha saputo accompagnare la Chiesa coniugando sempre la dolcezza del pastore col rigore del teologo.
E il suo Magistero rimane e rimarrà una guida per l’intera umanità e sicuramente per quella società occidentale che, credendo di acquisire libertà e autoaffermazione, cerca ostinatamente di liberarsi della propria coscienza cristiana e, così facendo, si rivela come un corpo che, volendo staccarsi dall’anima, o muore o vive da zombie.
Fede e ragione, la sintesi dell’insegnamento di Benedetto XVI: mai come in questa particolare fase storica diventa fondamentale saper declinare questi due elementi, insieme, sapendo, così, rispondere sia all’inganno del relativismo che al fanatismo religioso, matrice di terrorismo.
Questo grande uomo, nell’immensa statura della sua teologia, aveva scritto: «In vista dell’ora del giudizio, mi diventa chiara la grazia dell’essere cristiano: mi dona la conoscenza, di più, l’amicizia con il giudice della mia vita e mi consente di attraversarecon fiducia la porta oscura della morte».
Quella morte che Benedetto XVI non ha mai inteso come una fine MA COME UN INCONTRO.
E questa immagine serena della vita e della morte è il più recente insegnamento della sua immensa teologia.