Questa mattina in Consiglio regionale è stato approvato all’unanimità il nostro ordine del giorno al Documento di Economia e Finanza regionale che che impegna il Governo ad approfondire il funzionamento del modello utilizzato in Provincia di Lecco “adozione lavorativa a distanza” per incrementare le politiche e gli strumenti a favore dell’inclusione lavorativa delle persone disabili.
Nel corso del dibattito in Aula è intervenuto il Capogruppo Andrea Manfrin: «Le adozioni lavorative, promosse dal 2005, sono uno strumento che consente alle persone con disabilità portatrici di gravi disabilità di poter accedere al mondo del lavoro.
L’idea delle adozioni lavorative è nata da una duplice riflessione che riguardava in particolare le aziende soggette agli obblighi di assunzione di lavoratori disabili e le persone portatrici di gravi problematicità iscritte al Collocamento Disabili. Da una parte c’erano le aziende, in difficoltà ad individuare il lavoratore idoneo da inserire nel proprio organico, in quanto il contesto produttivo era pericoloso, faticoso, ecc. dall’altra una quota considerevole di disabili iscritti negli elenchi del Servizio, circa il 40%, portatori di problematicità tali da escluderli di fatto dal mercato del lavoro. La legge, però, non dice che il Servizio Collocamento Disabili deve occuparsi solo dei cosiddetti “invalidi validi”, ovverosia di coloro che sono in grado di lavorare e di essere collocati nel mondo del lavoro, escludendo di fatto i soggetti più deboli. Il “disabile forte” spesso riesce anche da solo a orientarsi nel mondo del lavoro, mentre il “disabile debole”, ossia chi ha invalidità mentali, intellettive, funzionali gravi ecc., che non gli consentono di attivarsi autonomamente, non viene sostenuto in alcun modo dal Collocamento Disabili. Da queste riflessioni sulla applicazione della legge 68/99 sono emerse due contraddizioni: – le aziende in difficoltà a reperire il lavoratore idoneo da inserire sono esonerate da qualsiasi obbligo di legge ed onere sociale – l’integrazione socio-lavorativa dei soggetti gravi è rimandato alle famiglie ed ai servizi sociali o socio-sanitari del territorio. Il Servizio Collocamento Disabili di Lecco ha cercato di superare queste contraddizioni attraverso uno strumento definito “Adozione Lavorativa”.
Attraverso l’adozione lavorativa, gli oneri sociali derivanti dall’inserimento occupazionale delle persone disabili vengono ripartiti tra tutte le aziende, nessuna esclusa: chi assume, chi chiede l’esonero e chi, adotta una persona disabile. La procedura dell’adozione lavorativa prevede che l’impresa stipuli una convenzione ai sensi dell’art. 11/Lg. 68/99 e sottoscriva un “Patto di adozione lavorativa” in cui si impegna a sostenere l’integrazione di uno o spesso due, lavoratori disabili. A questo punto, dopo che l’azienda ha messo a disposizione del Servizio un contributo economico annuo di € 6.500.00, si attiva la ricerca di un contesto di inserimento, preferibilmente, nel comune di residenza e coerente alle aspirazioni e alle capacità lavorative della persona. Successivamente il Servizio si fa carico di tutti gli adempimenti burocratico/ amministrativi e delle azioni di tutoraggio. Il soggetto ospitante, a cui è chiesto di accogliere e impegnare il lavoratore disabile, beneficia di un contributo annuo di € 500,00 per il tempo dedicato alla persona disabile inserita. Le aziende ospitanti solitamente sono scelte tra quelle non soggette agli obblighi della Lg. 68/99 o sono Enti Pubblici, Associazioni, Cooperative Sociali, ecc. Ad esempio: ad una signora disabile appassionata di cultura, è stato offerto un inserimento nella biblioteca del comune; ad un uomo che trascorreva il suo tempo libero in parrocchia, si è data l’opportunità di seguire i ragazzi dell’oratorio e la pubblicazione del giornalino; ad un giovane appassionato di calcio è stata offerta la possibilità di lavorare per la squadra cittadina. Decine e decine di esempi, uno diverso dall’altro, ma tutti con un risultato comune: l’integrazione sociale ed il benessere personale.
L’inserimento prevede l’erogazione di una Borsa Lavoro che, nella quasi totalità dei casi, è un’integrazione all’assegno di assistenza, alla pensione di invalidità, ecc, già percepita dalle persone disabili coinvolte. Nell’adozione i soggetti coinvolti (Azienda soggetta agli obblighi della Lg. 68/99, Servizio Collocamento Disabili, Azienda ospitante e Disabile) interagiscono tra di loro per raggiungere insieme un risultato sociale positivo con un costo sociale estremamente limitato. A tutto questo si aggiunge la soddisfazione dell’imprenditore che, ottemperando alle prescrizioni della Lg. 68, si sente gratificato per aver aiutato una persona con disabilità di cui conosce il nome e il luogo dove lavora, sa che quella persona sta meglio grazie al suo contributo.
Questo strumento non ha una valenza territoriale, è un modello che può essere utilizzato ovunque. Certo implica uno sforzo aggiuntivo per il Collocamento Disabili che però potrà avvalersi della collaborazione dei servizi e degli operatori presenti sul territorio (enti accreditati, servizi sociosanitari, comuni, consorzi ecc.) e sarà anche occasione per costruire una vera ed efficace rete di collaborazioni.
Anche le “adozioni lavorative” fanno parte del “collocamento mirato”; sono frutto dell’attenzione alla persona disabile e alla sua complessità esistenziale. Bisogna ripartire dalla persona, dai suoi bisogni, dalla presa in carico, se si vuole individuare un contesto di inserimento adatto e migliorare la sua qualità di vita.
In questi anni il Servizio di Lecco si è attivato a favore di 396 persone offrendo loro una opportunità di integrazione socio-lavorativa. Successivamente, nonostante le complessità delle singole situazioni, grazie ad una serie di circostanze positive, per 80 di essi è stato possibile accedere ad un regolare rapporto di lavoro. La prassi delle adozioni lavorative è stata ed è apprezzata da tutte le persone coinvolte perché ora sono integrate nella loro realtà sociale, sono gratificate dal lavoro e contribuiscono all’economia familiare; le famiglie sono liete di vedere il proprio congiunto impegnato e soddisfatto del proprio lavoro; i servizi sanitari, il medico curante sono gratificati nel vedere i miglioramenti dei loro assistiti; i servizi sociali sono soddisfatti nel vedersi alleviati del loro lavoro e degli oneri economici conseguenti. Tutta la comunità trae beneficio dallo strumento dell’adozione lavorativa e non dimentichiamo che l’emarginazione spesso costa più dell’integrazione».