Questa mattina il Consiglio regionale ha deciso di rinviare, in attesa di approfondimenti in prima Commissione consiliare, la decisione di sottoporre a referendum consultivo la proposta di legge n. 58 in materia di elezioni regionali depositata il 26 aprile scorso e sulla quale era stata presentata – il 24 maggio – una richiesta di referendum consultivo di iniziativa popolare, sottoscritta da oltre 3000 firme, ai sensi della legge regionale n. 19/2003, al fine di conoscere l’orientamento degli elettori sulla proposta stessa.
Nel corso del dibattito è intervenuto, a nome del Gruppo Lega Vallée d’Aoste, il vice Presidente del Consiglio Paolo Sammaritani, sottolineando che «il Gruppo Lega Vallée d’Aoste non è contrario alle forme di partecipazione diretta, ma siamo contro la trattazione di questo argomento oggi, sia per questioni tecniche che di puro buon senso. È la prima volta che si vuole ricorrere al referendum consultivo: qualcuno la prende alla leggera, ma secondo noi la questione non è così semplice. Come si può chiedere alla popolazione di esprimersi su 11 principi, come quelli contenuti nel quesito referendario? In sostanza si chiederebbe una sola risposta per 11 domande e non solo, come qualcuno vuol far credere, sull’elezione diretta del Presidente della Regione. Inoltre, la prima Commissione sta lavorando sul tema dell’ammissibilità, con un atteggiamento sensato e razionale: scavalcare la Commissione competente non è un atteggiamento logico. Rilevo, inoltre, che in Consiglio c’è anche un’altra proposta di legge in materia elettorale, così come ne arriveranno altre nei prossimi mesi. Il dibattito è appena stato aperto: che senso avrebbe quindi chiedere un parere consultivo quando non ci sono i termini di paragone? Un buon amministratore questo non lo può fare perché significherebbe buttare via i soldi dei cittadini e avremmo una risposta parziale, non significativa dal punto di vista politico. A leggere le motivazioni della Commissione per i procedimenti referendari e le pronunce della Corte costituzionale sorgono dubbi sull’ammissibilità del referendum consultivo sulla materia elettorale, perché ci sono delle modalità di approvazione di certe leggi che prevedono dei procedimenti tipici e che al loro esito prevedono una consultazione popolare, come è questo il caso. Quindi se facciamo una consultazione prima e una dopo, cosa abbiamo risolto? C’è un problema di coerenza. Ho l’impressione che questa manovra sia puramente politica: affrettare i tempi è decisamente inopportuno. La Lega non si sente di votare un referendum consultivo su questi presupposti perché temiamo che qualcuno potrebbe chiederci come mai abbiamo buttato via i soldi, sia privati cittadini che organi deputati al controllo. Questo quesito è troppo complesso e non è opportuno affrontarlo in questo modo alla luce dei fatti e dell’esistenza di altre proposte di legge già depositate.»