Nella seduta del Consiglio comunale della città di Aosta di ieri, mercoledì 29 giugno, il Gruppo comunale Lega Vallée d’Aoste ha presentato due mozioni che sono state entrambe bocciate dalla maggioranza, con motivazioni quantomeno curiose.
La prima mozione intendeva impegnare l’Amministrazione comunale a esprimere la propria vicinanza all’Associazione Nazionale Alpini riconoscendone la valenza sociale, culturale, popolare ed identitaria. La stessa mozione, presentata in Consiglio regionale ed approvata anche con i voti dei medesimi autonomisti presenti in Comune, è stata respinta poiché bollata come “estremamente divisiva”, arrivando addirittura nella discussione ad accostare velatamente una intera associazione alle accuse di molestie anche in presenza di una sola denuncia ancora da verificare.
La seconda mozione intendeva invece impegnare a portare seriamente a compimento la revisione in chiave di genere del Regolamento per la Toponomastica e la Numerazione Civica della città e a valutare, all’interno della commissione consiliare competente, la possibilità di intitolare una via o una piazza alla scrittrice e giornalista Oriana Fallaci considerata da molti come donna eroica nell’affrontare in modo diretto i drammi del nostro tempo filtrando la realtà attraverso l’esperienza vissuta, la fedeltà ai valori morali e, soprattutto, al valore della libertà e della cultura occidentale.
Anche in questo caso la Giunta comunale ha deciso di non approvare la mozione ritenendo che la figura di Oriana Fallaci sia “estremamente divisiva”. È curioso che la maggioranza lavori con furore ideologico per intitolare vie o piazze a figure femminili, ma rifiuti le proposte che vanno in quella direzione. Non sarà che, forse, le donne vanno bene solo se rispecchiano un preciso colore politico?
Insomma, il bilancio di queste due iniziative appare chiaro ed evidente. Per il governo cittadino, ormai in balia dell’estrema sinistra, tanto le donne quanto il mondo del volontariato contano fintantoché è il momento di fare campagna elettorale. Nella pratica di tutti i giorni, però, questi vanno bene solo se rispecchiano un determinato colore politico, ed in caso contrario vengono definiti “divisivi”.