L’intervento del Consigliere Simone Perron in Consiglio regionale.
Mi soffermerò su quattro tematiche.
La prima riguarda la proposta di rivedere i percorsi di istruzione professionale e istruzione e formazione professionale, per i quali abbiamo competenza legislativa primaria.
Una riforma che riteniamo assolutamente urgente perché non riusciamo a risolvere il tema del mismatch tra domanda e offerta di lavoro, ovvero del mancato incontro tra le esigenze occupazionali delle aziende e le caratteristiche della forza lavoro disponibile.
Con il risultato di avere il più alto tasso di abbandono scolastico a livello italiano nella fascia dei giovani tra 18 e 24 anni, unito comunque a elevati livelli di disoccupazione giovanile nella fascia di età fra 15 e 24 anni, doppio rispetto ai primi anni 2000.
Un dato preoccupante che affonda le sue radici in motivazioni culturali, come una marcata mentalità anti imprenditoriale nel mondo della scuola ed un mancato raccordo tra la stessa e il tessuto produttivo. Vorremmo sapere tra l’altro se la riforma che avete annunciato parta dalle esigenze degli attori economici e se ci siano rapporti con Confindustria e Confartigianato riguardo alle necessità del mondo impresa. Il rischio è altrimenti quello di creare qualcosa di scollegato dal mondo reale e di non centrare così l’obiettivo.
Ma di questo tema parlerò diffusamente nell’interpellanza che ho rivolto all’Assessore competente, quindi non mi dilungo ora.
Il secondo tema che vorrei approfondire, e che non è slegato dal precedente ma anzi deriva da una visione dei problemi che vuole essere il più possibile organica, riguarda le politiche industriali della Valle. Era già segnalato nella S3 la priorità di invertire i processi di deindustrializzazione che ci hanno colpito, frutto certo di una globalizzazione inarrestabile a partire dalla fine degli anni 90, ma sulla quale dobbiamo intervenire.
Riteniamo che il tipo di industria più adatta debba affiancarsi alla strategia di decarbonizzazione legata agli obiettivi Fossil fuel free 2040, e crediamo che l’investimento nel settore dell’idrogeno possa rappresentare un importante obiettivo per il nostro futuro. Nel DEFR è appena menzionato e crediamo questo sia un errore. Sulle sue potenzialità abbiamo già parlato con una nostra iniziativa qualche mese fa, ne parleremo ancora.
Sempre riguardo al tessuto industriale, questa volta legato alle PMI che sono l’ossatura economica del nostro Paese e della nostra Regione, viene menzionato un percorso di ingresso ai mercati esteri. Ci auguriamo che queste non rèstino soltanto parole sulla carta; negli anni passati ci sono state richieste specifiche per un aiuto nell’inserimento sul mercato svizzero di imprese valdostane, mercato per sua natura molto frazionato a causa dei vari cantoni con diverse legislazioni. Ecco perché un’interlocuzione istituzionale potrebbe fare la differenza. Ma nulla è stato fatto. Vigileremo perché questo tipo di richieste non cadano nel nulla visto che l’avete messo nero su bianco.
Il terzo tema, che nel DEFR ho trovato davvero poco rappresentato, riguarda le politiche giovanili. Vero è che si fa riferimento alla legge regionale 12 del 2013, la quale declina come obiettivo promuovere il benessere e l’adozione di stili di vita sani.
Ma troppo poco si dice riguardo all’abuso di stupefacenti e di alcolici, vera piaga che può affliggere i ragazzi e danneggiare per sempre le loro vite. Abbiamo tristi primati riguardanti l’abuso di alcolici e depressioni, la situazione pandemica e l’isolamento dei ragazzi lontani dalle scuole aggrava il problema. Serviranno interventi mirati in sinergia con le scuole e le forze dell’ordine. Anche il tema dell’alimentazione corretta e un’adeguata attitudine allo sport va pianificato con energia e non lasciato alle sole iniziative delle famiglie.
Quarto e ultimo tema riguarda la cultura, ed in particolare la musica ed i festival musicali, settore che conosco piuttosto bene.
Ci sono molte realtà italiane, e non, che hanno costruito con il tempo Festival di grande successo, i quali hanno ospitato artisti di fama internazionale. Tra gli esempi più noti voglio citare l’Umbria Jazz, il Pistoia blues festival, il Collisioni festival piemontese oppure, in realtà alpine, il Noborder festival del Friuli, il Montreux jazz festival svizzero e lo Zermatt Unplugged. Ciò che ci manca è una visione internazionale, siamo stati troppo autoreferenziali e questo ha consentito posizioni di privilegio e troppi soldi pubblici che non hanno generato indotto per tutti, ma vantaggio per pochi.
La musica dal vivo genera a livello italiano un giro d’affari di circa 640 milioni l’anno (dato pre covid ovviamente). Il già citato Umbria Jazz ad esempio, è in grado di generare un indotto diretto ed indiretto pari a 3 volte l’investimento iniziale, e il festival diventa davvero musica per le orecchie di imprese e istituzioni della città coinvolta.
Nel nostro programma elettorale abbiamo inserito inoltre un progetto ambizioso che riguardava la SIAE in Valle, perché convinti che il settore della musica dal vivo e la sua incentivazione possa dare notevole riscontri anche economici oltre che culturali.
Ci riserveremo ulteriori analisi e proposte in merito. Di certo possiamo dirlo: il celebre motto Dannunziano, MEMENTO AUDERE SEMPER, non si addice di certo alla vostra visione.
A nostro giudizio si può e si deve fare di più.