Riconoscimento della Valle d’Aosta come zona di montagna svantaggiata: approvata la nostra risoluzione

Questa mattina il Consiglio regionale si è riunito in sessione europea. Nel corso del dibattito sono state affrontate le attività svolte dalla Regione autonoma Valle d’Aosta nel 2022 per l’attuazione delle politiche promosse dall’Unione europea e in materia di rapporti internazionali.

Il Gruppo Lega Vallée d’Aoste ha presentato una risoluzione sul tema, che è stata approvata all’unanimità. La risoluzione impegna l’Assessore con delega agli affari europei a farsi promotore nelle deputate sedi comunitarie e al contempo a promuovere iniziative volte a riaffermare e consolidare la posizione della Valle d’Aosta nell’ambito dell’Unione europea quale regione di montagna sempre più caratterizzata da svantaggi naturali, demografici e competitivi (come il “costo della vita”) rispetto ad altre regioni con maggior densità demografica.

Il vice Capogruppo Stefano Aggravi, nel presentare la risoluzione, ha sottolineato che: «L’Unione europea dovrebbe essere un’area valutaria ottimale con caposaldo la moneta unica ma anche con l’omogeneizzazione dell’IVA dalla quale siamo ancora lontani, con una politica di coesione che dovrebbe cercare di contemperare le distorsioni che ci sono tra i vari territori, con una omogeneizzazione degli indirizzi che risultano ancora un ginepraio. Noi tutti vorremmo un’Europa più federale, ma oggi dobbiamo prendere atto che l’Unione europea ha come interlocutori privilegiati gli Stati nazionali, i quali non vogliono perdere potere dando spazio ai livelli superiori – l’UE – e ai livelli inferiori – le Regioni. L’UE continua a muoversi – e lo vediamo sul confine ucraino e nel Mediterraneo – come medie e piccole potenze che agiscono con moto proprio senza una strategia complessiva: oggi, di fatto, il futuro dell’UE rimane nell’incontro tra Ministri delle finanze, perché è lì che si può giocare concretamente. Riguardo alla Dichiarazione di Chivasso, di cui quest’anno celebreremo l’80° anniversario, sono tre i pilastri che la caratterizzano: le autonomie politico-amministrative, quelle culturali e scolastiche, quelle economiche. È da questi tre elementi che bisogna ripartire per portare più Valle d’Aosta e più federalismo in Europa. Non ho grandi speranze sul futuro dell’Europa, ma mi auguro che, o dall’alto o dal basso, le cose possano andare nel verso giusto.»

«L’Assessore Caveri dice che vuole più democrazia e più partecipazione nell’UE – ha commentato il Capogruppo Andrea Manfrin – esaltando però il progetto europeo e prendendosela con i Ministri della Repubblica se, secondo lui invadono la competenza regionale. Bisognerebbe sentirsi altrettanto disturbati quando l’UE invade il campo delle Regioni, condizionando pesantemente e in maniera diretta l’attività dei territori locali. L’Unione critica e definisce dannosi per la salute i nostri prodotti vinicoli e alimentari e poi assolve e sostiene la distribuzione di cibi come la carne sintetica. La direttiva “green” sulle case impatterà in maniera significativa sull’economia dei territori, così come le auto elettriche ci consegneranno in mano alla Cina che detiene le terre rare. L’UE nasce dalla Comunità europea del carbone e dell’acciaio, basata sulla libera circolazione delle merci. Siamo partiti, dunque, da un principio libertario, per arrivare oggi a una pianificazione rigorosa e assoluta che riempie ogni aspetto della nostra vita e ci lascia poco spazio di manovra. All’interno di questa Unione ci sono poi paesi che contano di più e altri che contano di meno: una sorta di élite che sicuramente non fa onore al pensiero dei Padri fondatori. Anche la definizione di una “Europa che ci ha regalato 70 anni di pace” è fuorviante, visti il precedente conflitto nei Balcani e l’attuale questione dell’Ucraina. La trasparenza dell’azione amministrativa, tanto decantata e spinta dall’UE, ha dimostrato tutti i suoi limiti con la contrattazione per l’acquisto dei vaccini Pfizer e ancora oggi non siamo in grado di sapere come sia stata condotta. Per quanto riguarda la relazione presentata in Aula, notiamo che non è stata affrontata la questione dei confini con la Francia: l’UE avrebbe potuto fare da arbitro e invece, pilatescamente, ha deciso di non decidere.»

Per il Consigliere Luca Distort, «a fronte del progetto dei suoi veri padri fondatori – Adenauer, De Gasperi e Schuman – l’Europa dell’euro e delle burocrazie non è mai stata credibile: aver bandito le nostre radici cristiane ne ha fatto un organismo sterile e senza una coscienza collettiva. Questo è un dato di fatto. I vari Paesi non dovevano essere livellati secondo una forzatura omologatrice: ogni Paese, nel progetto vero, doveva conservare la sua energia sovrana per essere linfa efficace per una Unione europea che altrimenti rimane un gigantesco strumento di imposizione conformativa. Sopprimere la sovranità degli Stati in nome del protagonismo europeo è la stessa dinamica con la quale si sopprime l’autonomia delle Regioni nei confronti del livello più alto. Solo gli irriducibili sostenitori di una internazionale non più solo socialista ma finanziaria e burocratica cercano di nascondere questo fatto al grido di “più Europa”. Questo non era il progetto di Unione europea, ma oggi dobbiamo farcelo andare bene. In questa fase, dobbiamo quindi adattarci sopportando le imposizioni, ma dobbiamo farlo in maniera attiva, cogliendo le opportunità dove ci sono e attingendo alle risorse economiche a disposizione. Occorre avere la capacità di ideare progetti mirati al nostro territorio, declinandoli in chiave di valorizzazione: quindi non solo un impiego quantitativo dei fondi ma una visione qualitativa dei progetti, creando una filiera corta per promuovere il nostro territorio, la nostra storia, la nostra identità, il nostro tessuto imprenditoriale, in inversione di tendenza rispetto all’imperativo del globalismo livellatore. È questo che il Governo regionale deve fare, consapevole che l’albero si riconosce dai frutti.»

Il Consigliere Diego Lucianaz (Lega VdA) ha ricordato che «nella Dichiarazione di Chivasso – anche se i suoi ispiratori avevano una visione europea – si parla di Europa esclusivamente nel passaggio dove si afferma la volontà di garantire nel futuro assetto europeo l’avvento di una pace stabile e duratura. Non travisiamo quindi il senso dei promotori della Carta. Il loro obiettivo era quello di riformare lo Stato in senso federale. Non facciamo un’altra Dichiarazione dei rappresentanti dei popoli alpini: la Carta di Chivasso è una pietra miliare per il percorso autonomista e questo deve rimanere.» Venendo alla relazione sulle attività di rilievo europeo, il Consigliere ha sostenuto che «non esce un quadro confortante se non in termini di distribuzione delle risorse. Abbiamo capito quali sono i poteri e gli interessi che ci sono all’interno dell’Europa e la questione dei vaccini Pzifer ne è un esempio: 71 miliardi di euro per acquistare vaccini che rimarranno in larga parte inutilizzati è uno scandalo e le istituzioni europee così come quelle statali dovrebbero dare delle risposte al più grande contratto mai firmato dalla Commissione europea nella segretezza più assoluta.»

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