In Consiglio regionale abbiamo presentato una interpellanza per chiedere informazioni sugli oneri per l’assistenza di pazienti affetti da gravi disabilità ricoverati nelle residenze socio assistenziali.
Ad affrontare la tematica è stato il Consigliere Paolo Sammaritani, che ha evidenziato: «Abbiamo ricevuto varie segnalazioni da parte di sindacati e da familiari di ospiti delle residenze socio assistenziali (le microcomunità) valdostane che riferiscono di richieste di pagamento delle rette da parte delle strutture in cui sono ricoverate persone affette da gravi patologie come l’Alzheimer e la schizofrenia. La Corte costituzionale ha però affermato che l’attività sanitaria e socio-sanitaria a favore di anziani non autosufficienti è elencata tra i livelli essenziali di assistenza (LEA) sanitaria, e anche l’orientamento giurisprudenziale va in questa direzione. La Giunta è a conoscenza del numero dei pazienti affetti da Alzheimer, schizofrenia e altre gravi patologie che escludano l’autosufficienza, ricoverati nelle RSA valdostane? È a conoscenza delle richieste di pagamento della retta mensile rivolte ai pazienti affetti da queste gravi patologie? Vorrei che mi fosse esplicitato l’intendimento del Governo regionale e dell’Azienda USL Valle d’Aosta su questa problematica.»
La risposta dell’Assessore è stata poco chiara.
Nella replica, il Consigliere Paolo Sammaritani ha osservato: «La risposta non è stata esauriente. Nel marasma di norme e disposizioni, c’è un dato iniziale fondamentale: la diagnosi. Non si possono indicare genericamente forme di demenze che potrebbero invece essere meglio specificate, come nel caso del morbo di Alzheimer, e affrontate in modo più mirato. Altro aspetto molto delicato sono i contratti che vengono stipulati al momento del ricovero nelle strutture. È un tema da affrontare con coraggio, perché, anche se le risorse economiche dedicate alla sanità sono sempre insufficienti, la popolazione sta invecchiando e un amministratore serio si deve porre questi problemi e cercare di risolverli. Non sono accettabili situazioni di disparità nell’accesso alle esenzioni e agli aiuti. È un discorso di civiltà che non possiamo assolutamente trascurare»