In Consiglio regionale abbiamo presentato un ordine del giorno che impegna l’Amministrazione regionale a realizzare, in collaborazione con le istituzioni scolastiche e con le Forze dell’Ordine, delle azioni di sostegno volta a prevenire l’abuso di alcol e/o sostanze stupefacenti e del gioco d’azzardo da parte dei più giovani.
Il Capogruppo Andrea Manfrin ha rappresentato: «Il consumo di alcol rappresenta un importante problema di salute pubblica, in quanto responsabile in Europa di circa il 4% di tutte le morti e di circa il 5% degli anni di vita persi per disabilità.
La prevalenza dei consumatori a rischio, elaborata attraverso l’indicatore di sintesi dall’Istituto Superiore di Sanità, mostra che nel 2018 il 23,4% degli uomini e l’8,9% delle donne di età superiore a 11 anni, per un totale di quasi 8.700.000 individui (M=6.200.000, F=2.500.000) non si sono attenuti alle indicazioni di salute pubblica sul consumo di bevande alcoliche.
La fascia di popolazione più a rischio per entrambi i generi è quelle dei 16-17enni (M=48,3%, F=40,7%), seguita dagli anziani ultra 65enni. Verosimilmente a causa di una carente conoscenza o consapevolezza dei rischi che l’alcol causa alla salute, circa 800.000 minorenni e 2.700.000 ultra sessantacinquenni sono individui da considerare a rischio per patologie e problematiche alcol-correlate, esattamente quei target di popolazione sensibile per i quali gli OMS e Commissione Europea raccomandano azioni di intervento, volte a sensibilizzare le persone sulla non conformità dei loro consumi alle raccomandazioni di sanità pubblica.
E’ in costante aumento l’uso di droghe tra gli adolescenti, Il mercato degli stupefacenti è cambiato diventando sempre più capillare sul territorio, con costi delle droghe sempre più bassi e dall’inizio dell’epidemia Covid c’è una nuova forma di approvvigionamento, quella dei siti web. Tante nuove sostanze illegali hanno affiancato le tradizionali, ma i servizi territoriali sono rimasti gli stessi con pochi fondi per la prevenzione, una legge che risale al 90 e poi modificata nel lontano 95 e senza strumenti adeguati per aiutare questi ragazzi visto che il sistema è basato ed è rimasto “ingessato” sulla figura dell’eroinomane.
L’allarme è emerso durante la Commissione Parlamentare per l’Infanzia e l’Adolescenza nell’ambito dell’indagine conoscitiva sulle dipendenze patologiche diffuse tra i giovani. A lanciarlo sono stati i presidenti della Federazione servizi dipendenze, della Federazione italiana comunità terapeutiche e del Coordinamento nazionale dei coordinamenti regionali che operano nel campo dei trattamenti delle dipendenze.
Secondo i dati ufficiali relativi al 2018, si parla di 880mila ragazzi che hanno dichiarato di aver fatto uso di sostanze illegali, pari ad 1 ragazzo su 3 tra quelli che vanno a scuola tra i 15 ed i 19 anni. Ma gli operatori sul campo spiegano che il fenomeno è in continuo aumento e l’età si è abbassata sempre più arrivando a coinvolgere quelli che sono in realtà poco più che dei bambini ed hanno tra gli 11 e i 14 anni. I servizi pubblici attualmente esistenti hanno “carenze importanti” ed “enorme difficoltà” perchè sono pochissimi i giovani che vanno nei centri spontaneamente.
Su 300mila persone che si rivolgono ai servizi pubblici per dipendenze legate al consumo di sostanze stupefacenti meno del 10% ha un’età inferiore ai 25 anni. Dunque la fascia degli adolescenti è rimasta schiacciata tra i piccoli e gli adulti e soggiogata anche dalle sostanze legali: alcool, analgesici oppiacei, benzodiazepine ed altri psicofarmaci che vengono assunti in mix. E proprio il cosiddetto policonsumo è il comportamento maggiormente a rischio per gli adolescenti.
L’unico modo, suggeriscono gli addetti ai lavori, è “agire sul territorio e costruire delle relazioni”, soprattutto “vanno ripensati i servizi classici in base a queste nuove tendenze giovanili”, vanno anche attivati dei “percorsi di prevenzione strutturati specifici per minori con dipendenze” visto che ne esistono pochi. Il Covid ha inoltre creato ulteriori problemi nei servizi residenziali per minori perchè, come nelle Rsa per anziani, sono stati ridotti gli incontri con le famiglie d’origine e perchè i più giovani faticano a capire di dover rispettare le regole imposte dall’epidemia; sono così aumentati gli abbandoni volontari e riaccettarli è diventato più complicato per via del rispetto della quarantena.
Per quanto riguarda l’azzardopatia fra i giovani, si tratta di un fenomeno di cui si parla ancora poco, ma che in realtà coinvolge molti ragazzi che, sin da giovanissimi, iniziano a giocare d’azzardo e a scommettere online. L’ultima indagine svolta dall’Osservatorio Nazionale Adolescenza, su un campione di 11.500 adolescenti italiani dagli 11 ai 19 anni, ha rivelato come la dipendenza dal gioco d’azzardo sia un fenomeno estremamente diffuso, da non sottovalutare e che riguarda soprattutto i maschi.
È emerso, infatti, che il 15% dei ragazzi dai 14 ai 19 anni ha scommesso online in maniera sistematica, soprattutto sulle partite di calcio, il 13% ha giocato d’azzardo in rete, in particolare a poker, mentre il 25% si è recato direttamente nei centri scommesse, anche se vietato; circa 3 adolescenti su 10 hanno giocato nelle sale slot e oltre 6 su 10 hanno tentato la fortuna con il gratta e vinci. Le percentuali si abbassano nel campione dagli 11 ai 13 anni, anche se i dati restano piuttosto allarmanti, considerando che il 7% ha giocato d’azzardo online, l’8% si è recato nei centri scommesse, circa 1 su 10 ha giocato nelle sale slot e il 54% ha acquistato gratta e vinci. Con il trascorrere degli anni, dunque, la problematica tende ad aumentare e a radicarsi sempre più.
Il gioco rappresenta per i ragazzi un’evasione, un modo per non pensare ai problemi quotidiani, ma si trasforma facilmente in una ricerca continua della rivincita quando si perde e in una vera e propria perdita di controllo del proprio comportamento. I dati mettono in luce come la vulnerabilità di ragazzi così giovani possa rappresentare un fattore di rischio per il gioco compulsivo, andando ad interferire con le normali attività quotidiane come la scuola, lo studio, lo sport, le relazioni sociali e, nei casi più gravi, fino a sviluppare un disturbo da gioco d’azzardo patologico.
Gli adolescenti che tendono a giocare d’azzardo e a scommettere, sia online che offline, sono solitamente ragazzi che presentano un’inclinazione verso il rischio e la ricerca di sensazioni forti, per cui sono maggiormente predisposti a mettere in atto anche altri comportamenti a rischio, legati ad esempio all’uso di alcol o al fumo, come se li aiutassero a scaricare la tensione e l’adrenalina generata dal gioco.
Si tratta di una condizione di rischio molto grave che può favorire, in questi ragazzi, lo sviluppo di dipendenze multiple: coloro che giocano d’azzardo e scommettono in modo sistematico fanno spesso anche uso di bevande alcoliche, fumano sigarette, canne e fanno uso di sostanze stupefacenti, come droghe sintetiche e cocaina, e con più facilità mettono in atto comportamenti aggressivi, come ad esempio il partecipare a risse. Tutto questo, inevitabilmente, va a condizionare negativamente la loro qualità della vita, il sonno, il tono dell’umore, l’attenzione e la concentrazione con conseguenze anche sul rendimento scolastico e sulla loro salute».
L’ordine del giorno è stato approvato all’unanimità.