Apprendiamo con stupore la notizia del divieto di ingresso in Valle d’Aosta imposto con l’ultima ordinanza emanata dal Presidente della Regione. Un divieto che, a differenza di quanto previsto dal Decreto Legge del 13 marzo scorso che consente gli spostamenti verso un’altra Regione per recarsi in un’abitazione propria diversa da quella principale, impedisce a chi possiede una seconda casa in Valle d’Aosta di poterla raggiungere.
Il Presidente Lavevaz è stato l’unico Governatore, su tutto il territorio nazionale, a prevedere tale ulteriore restrizione. Una misura incomprensibile dato che, in questo momento, il grande flusso turistico viene meno rispetto ad altri periodi dell’anno. Una scelta drastica non giustificabile nemmeno alla luce degli ultimi dati sanitari.
Tale grave decisione non solo toglie l’unica boccata di ossigeno dal punto di vista economico per tante attività che scelgono comunque di rimanere aperte, ma torna anche ad incrinare, come già fatto durante la prima ondata della pandemia, il rapporto con chi ha investito in Valle d’Aosta per l’acquisto di una seconda casa, ne paga tasse e tributi e si vede ora trattato come un appestato.
In un contesto come quello in cui stiamo vivendo, insieme alla giusta disperazione degli operatori economici che non vedono la fine di queste reiterate chiusure, aveva davvero senso questa scelta?